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SANTO ALBERTO DI PONTIDA

4,50

Esaurito

Descrizione

L’accostamento tra il nome di Pontida e quello di Alberto evoca, di prepotenza, sonanti ricordi carducciani, legati ad alcune delle più note composizioni dei maggior poeta della « terza Italia ».

Come non ricordare, infatti la Canzone di Pontida, con il suo celebre giuramento? E come non ricordare Alberto di Giussano, che con il suo martellante Vi sovvien? arringa i Milanesi dopo la distruzione della città da parte del Barbarossa, e li prepara alla disperata vittoria?

Ma Alberto di Pontida, Santo, non va confuso con il carducciano Alberto di Giussano. Non c’è una grande distanza tra Giussano, nel Milanese, dove si conserva ancora la casa del secondo Alberto, e Pontida, nel Bergamasco, dove sorge l’abbazia del primo. Ma tra i due personaggi esiste, nel tempo, la distanza di un secolo, e quindi un eventuale accostamento tra loro può essere soltanto di carattere ideale, o simbolico.

Pontida, anno 1167. In questa località, presso Bergamo, si incontrano i rappresentanti dei Comuni lombardi. Rispondendo all’invito del Papa Alessandro III, formano una lega contro il comune nemico, l’Imperatore Federico I. E giurano di non tradire la fede data, ma di combattere fino alla vittoria o alla morte. Lo storico giuramento ebbe luogo in un’abbazia, dedicata a San Giacomo. Quell’abbazia era stata fondata, novant’anni prima, da un monaco benedettino che era stato in gioventù valente cavaliere, tenendo alto il nome della famiglia dalla quale discendeva, quella dei Prezzati.

Ma le armi, che un secolo dopo avrebbero sconfitto il Barbarossa, decisero anche il destino del giovane cavaliere. Vittima di una ferita’ egli si ritirò dal mondo, si converti a vita religiosa e indossò l’abito monastico, abbandonando le arti della guerra per quelle della cristiana pace.

Stabilitosi a Pontida, vi fondò, verso il 1079, un monastero che volle offrire a Sant’Ugo, secondo Abate di Cluny, in Francia. Ciò voleva dire che il monastero di Pontida avrebbe seguito la più antica Riforma della Regola benedettina, quella appunto elaborata a Cluny, subito dopo il Mille, da Sant’Odilone e dal suo successore, Sant’Ugo.

Ma per imparare a conoscere appieno la nuova spiritualità di Cluny, Sant’Alberto dovette passare in Francia, vivendo per qualche tempo, come un novizio, sotto la guida dell’Abate Ugo. Il monastero di Pontida venne perciò affidato ad un altro religioso esemplare; Guido, maestro dei monaci, anch’egli onorato come Santo insieme con il suo collega Alberto.

Sant’Alberto tornò da Cluny dopo cinque anni di spirituale apprendistato. Sotto la sua guida, l’abbazia cluniacense di Pontida mise profonde radici e verzicò di freschissime fronde, diventando un centro esemplare di vita monastica, strettamente legato, soprattutto nella carità, alla vita sociale del tempo.

Alberto da Pontida morì nel 1095. Per molti secoli le sue reliquie vennero conservate e onorate nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Bergamo. Soltanto nel 1911 vennero riportate a Pontida, quando, tra solenni festeggiamenti, fu restaurata la storica abbazia, sacra al ricordo dei Comuni lombardi ma anche a quello della santità del suo fondatore.