LA MIA VITA COME LA VOSTRA
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Descrizione
Vincitore del Premio della Critica norvegese, un memoir poetico e sagace su cosa significa vivere in un corpo vulnerabile e una meditazione illuminante sull’essere umano.
Ogni tanto mi capita di incontrare persone che mi hanno conosciuto da bambino e non si aspettavano di rivedermi da adulto. Di solito nascondono la sorpresa per educazione. Hanno bisogno di un’apertura nel discorso, di una specie di vuoto, per esprimere ad alta voce il primo pensiero che hanno avuto vedendomi: Sei ancora vivo?
«Sono brevi frammenti narrativi quelli che compongono La mia vita come la vostra di Jan Grue, un memoriale eccentricamente ibrido, vitale come le storie raccontate ad alta voce quando i ricordi inventano dal vero pezzi della nostra vita.» – Angelo Ferracuti, La Lettura
Jan Grue è appena diventato padre quando ritira dalla casa dei suoi genitori un intero scaffale di cartelle cliniche. Contengono la sua infanzia narrata dall’esterno, dai medici che gli hanno diagnosticato all’età di tre anni una patologia neuromuscolare e che da allora lo descrivono come un corpo difettoso con un futuro cupo e limitato. Un quadro molto diverso dalla percezione che Grue ha sempre avuto di se stesso e dalla vita che ha vissuto studiando ad Amsterdam e a San Pietroburgo, per poi specializzarsi nell’inclusiva Berkeley e diventare accademico a Oslo, trovare l’amore e avere un figlio. Questo libro è la ricerca di una lingua nuova che possa raccontare la sua storia e cosa significhi vivere in un corpo vulnerabile cercando di «imporre la propria volontà al mondo». È un confronto aperto, schietto e intimo con la propria fragilità e i propri desideri, contro gli stigmi sociali e le istituzioni che ai disabili sanno fornire solo sostegni strumentali, braccia o gambe surrogate per un surrogato di vita, un’esistenza pallida in una realtà rassegnata e senza sogni. È un memoir dirompente nella sua stessa forma ibrida, che intreccia liberamente ricordi poetici e riflessioni fulminanti, attingendo all’arte e al pensiero filosofico, alle intuizioni di Michel Foucault, Jorge Luis Borges, Joan Didion, alle visioni di Wim Wenders, ai versi di Mark O’Brien. Raccontando se stesso, Jan Grue scrive una penetrante meditazione sull’essere umano e ci porta a guardarci dentro, a riconsiderare i nostri limiti, le nostre insicurezze, e le risorse che ciascuno ha nel proprio «viaggio verso l’ignoto».
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