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MAGIA DELLA CABALA vol. 2°

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Descrizione

Il grande esoterista Samuel Liddel MacGregor Mathers (1854-1918), che fu tra i fondatori e poi a capo del famoso Ordine Ermetico della Golden Dawn, ha curato versione, introduzione e commento dei testi che compongono quest’opera, i quali si rivelano fondamentali ai fini di un serio studio della Cabala, sia dal punto di vista dottrinale che da quello operativo.

Essi apparvero originariamente in due distinti volumi, che vengono ora presentati insieme, sotto il comune titolo di “Magia della Cabala”, il primo consacrato alla “teoria” ed il secondo alla “pratica” cabalistica. Nel titolo scelto, i termini “magia” e “cabala” vengono usati nel più ampio e comprensivo significato conferito loro dalla Tradizione iniziatica, il primo indicando la sapienza esoterica in genere ed il secondo quella sua particolare forma che scorre all’ombra della Tradizione biblica e che è stata quindi coltivata in ambito ebraico e, con peculiari modalità e tendenze, anche in ambiente cristiano. Nel libro intitolato “La Cabala senza veli” (Volume I) il Mathers ha effettuato una sapiente scelta di testi dello “Zohar”, il famoso cabalistico “Libro dello Splendore”, avvalendosi innanzitutto delle celebre traduzione latina, recante l’analogo titolo di “Kabbala denudata”, del barone Christian Knorr von Rosenroth, fiorito nella seconda metà del secolo XVII. Il libro è corredato da un’ampia introduzione e da numerose note, intese ad avviare il lettore alla giusta interpretazione e comprensione del testo.

Esso vale quindi ad introdurre il lettore dei misteri della Cabala ed a fornirgli quell’insieme di nozioni teoriche che, oltre a possedere un intrinseco ed imprescindibile valore conoscitivo, risulta indispensabile, a che un eventuale passaggio alla “pratica” costituisca uan lucida e consapevole ricerca e non un avventato e brancolante tentativo. “Il libro della magia sacra del mago Abra-Melin (Volume II) introduce quindi nel vivo di tale pratica. Il testo, contenuto in un vecchio manoscritto della Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi, si presenta come una esposizione di Cabala pratica che è, secondo una definizione del Mathers, “l’applicazione degli insegnamenti mistici alla produzione di effetti magici”.

Tale pratica comporta l’intervento di varie entità del mondo invisibile e necessita quindi di una particolare preparazione da parte del cabalista operante. Soccorrono a tale scopo la magistrale introduzione e le abbondanti note del Mathers, le quali costituiscono un indispensabile ausilio alla difficile impresa. Il Mathers mostra di possedere una profonda conoscenza del testo ed una chiara padronanza della materia, laddove, ad esempio, fornisce la “chiave” operativa che sostituisce l’arcaico e modernamente impraticabile ricorso alla chiaroveggenza di un fanciullo.

Ma soprattutto, il suo contributo risulta prezioso nel facilitare la retta comprensione del testo, ponendo in guardia contro errori, deviazioni, abusi, con i pericoli e le delusioni che ne derivano, e indicando invece che la via maestra, in questa come in ogni altra via di realizzazione spirituale, è soltanto quella che si dirige verso il Bene e verso la Luce.

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