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11 SETTEMBRE LEGGENDE DI GUERRA

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Immediatamente dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001 – la distruzione delle Torri Gemelle a New York e di un’ala del Pentagono a Washington, con le migliaia di morti tra chi stava svolgendo il proprio lavoro in quegli edifici, i passeggeri e gli equipaggi dei tre aerei dirottati, e gli stessi soccorritori – sono stati in molti a paventare lo spettro di una terza guerra mondiale.

Il mondo intero era sotto shock. Nessuno, sino a un attimo prima, avrebbe immaginato che tutto ciò sarebbe potuto accadere. Eppure l’avevamo tutti davanti agli occhi: non era un incubo, ma la dura realtà.

Di fronte a simili eventi l’uomo ha bisogno di certezze, speranze e spiegazioni. Quando queste sono assenti, o poco convincenti, nascono e proliferano le leggende contemporanee, brevi racconti con un messaggio implicito, una morale nascosta in cui ci si può ritrovare. “Per un avvenimento eccezionale, cerchiamo cause eccezionali”, spiega Véronique Campion-Vincent, ricercatrice al Cnrs (Centre national de la recherche scientifique), in un’intervista al settimanale francese Marianne del 4 novembre 2001. E conferma: “Le voci in tempo di guerra sono innumerevoli”. Cosí, per dare un senso a ciò che ci sfugge, possiamo arrivare al punto di spostare nell’irrazionale le cose piú serie al mondo.
Le nuove leggende, che ormai è uso comune chiamare “metropolitane”, nascono da discussioni collettive, nei bar, a scuola, nei luoghi di lavoro, nei negozi, nelle piazze, su Internet. Non si saprà mai, o quasi, chi è stato il primo a diffonderle, e in ciò assomigliano alle barzellette, di cui condividono la velocità di diffusione.

A prima vista può apparire improbabile che si continui a creare leggende in un’epoca come la nostra. Basta però un momento di riflessione per accorgersi di quante storie, quante voci – strane, affascinanti, ma prive di qualsiasi verifica – giungano di continuo alle nostre orecchie.
Le leggende esistono in quanto tali, e la loro forza consiste nell’essere credute vere. Una volta che se ne scopre la non corrispondenza a un episodio reale, le storie perdono la loro funzione principale. Il segreto è nascosto in noi stessi: la leggenda esiste in quanto noi vi crediamo. Questa è la sua funzione. Le “voci metropolitane” non sono soltanto storie da scambiare nei bar o nei salotti. Sono modalità sociali di adattamento a una realtà in parte negativa, ma anche fonti di mutamento dei comportamenti collettivi.

Dopo la prima guerra mondiale, gli studiosi impegnati nel campo della psicologia della testimonianza hanno formalizzato le loro ricerche sulle voci e sui racconti prodotti in tempo di guerra.

Dopo la pubblicazione dell’opuscolo redatto dal gesuita tedesco Bernhard Duhr sulle Kriegsmärchen (le “favole di guerra”), il sociologo belga Fernand van Langenhove condusse una ricerca approfondita sui molteplici racconti di provenienza tedesca che accusavano la popolazione belga, ritenuta fanatizzata dal clero, di avere commesso atrocità contro i soldati nemici. Nel 1919, il celebre linguista francese Albert Dauzat pubblicò un libro che raccoglieva le voci e le storie sovrannaturali circolate durante la Grande guerra.

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