MANUALE DI RADIESTESIA
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Descrizione
- Conoscere e gestire le onde di forma
Per molti il radiestesista è un individuo strambo che, avvalendosi di una pallina appesa ad un filo, trova un mucchio di cose nascoste ai comuni mortali. Da cui la tinta peggiorativa che colora spesso la radiestesia.
I mezzi della radiestesia, tuttavia, sono gli unici che attualmente ci danno modo di penetrare quel mondo vibratorio, un po’ misterioso, ove affondano le radici di tutto ciò che vive: il mondo delle onde di forma.
Il termine ‘onde di forma’ fu creato in radiestesia da Chaumery e Bélizal, e definisce quelle onde invisibili che ci circondano, investono e penetrano ogni minima fibra del nostro corpo e della materia. Tutto ciò che ha forma, tutto quel che sprigiona energia, il sottosuolo, gli edifici, i mobili di casa, gli oggetti che si portano addosso, gli apparecchi elettrici, i cibi ed altro, tutto emette onde di forma dalle quali dipendono parzialmente la nostra salute, il nostro comportamento e il nostro benessere. Alcune di queste onde sono benefiche, altre nefaste.
Questo importantissimo manuale insegna a conoscerle, a gestirle, a proteggercene quando serve.
Il libro, pur affrontando argomenti differenti e diseguali, è piuttosto chiaro, sintetico, anche tecnico, e approfondisce alcune leggi, specialmente sulle vibrazioni di debole energia, che sono solo una delle branche ignorate della fisica.
Il punto di partenza è il ‘campo vitale’, la ‘trama della natura’, di cui noi, sulla terra, siamo parte integrante. Dopo aver capito questo campo si segue facilmente l’idea di Pasteur ripresa ai giorni nostri da Popper, cioè che non è la materia ad aver generato la vita nel corso della sua evoluzione, ma, al contrario, la Vita che ha plasmato nel corso del tempo, per atto del Creatore, le condizioni delle sue manifestazioni successive, dal minerale al vegetale, dal vegetale all’animale…
Attraverso il Manuale di radiestesia strumento tecnico di lavoro per operatori escono dall’ombra pagine frutto di una lunga ricerca i cui risultati si collegano alle scoperte di Chaumery e de Bélizal. In esse il pendolo riacquista i suoi connotati non già di strumento divinatorio, magico, ma di utensile di percezione, come l’occhio o l’orecchio, che permette di indagare su fenomeni che sfuggono ancora agli strumenti classici, ma ben reali nella loro influenza ad esempio sulla salute.
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