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LE FERITE INVISIBILI

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Descrizione

«Immaginate un mondo in cui le potenzialità di autoguarigione degli individui siano convogliate in una più vasta forza sociale: il contributo collettivo dei cittadini traumatizzati sarebbe immenso. Si svilupperebbe una sinergia nuova tra le vittime e la società. C’è speranza in una comunità che accoglie con gioia i sopravvissuti prima emarginati: come Filottete, salvato dai greci dall’abbandono a Lemno, che ritorna per aiutarli a vincere la guerra di Troia.»

Dopo aver subìto catastrofi naturali come uragani e terremoti, dopo aver assistito alle terribili violenze che gli uomini sono capaci di infliggere a singoli individui come a interi gruppi, in che modo i sopravvissuti possono superare il proprio dolore prima che diventi cronico? Spesso nascoste e misconosciute, le ferite spirituali ed esistenziali riescono a logorare l’essere umano e il tessuto sociale di intere popolazioni.
Richard F. Mollica si dedica da quasi trent’anni alla cura di chi ha subìto gravi traumi collettivi, operando come psichiatra nei paesi afflitti da guerre ed eccidi, per esempio con i superstiti delle atrocità dei khmer rossi in Cambogia, con le donne bosniache stuprate durante il conflitto etnico, con le vittime di torture nei regimi totalitari e con i familiari dei desaparecidos: una lunga esperienza sul campo da cui ha sviluppato un approccio terapeutico innovativo, culturalmente aperto ed empatico.

L’autore ha instancabilmente raccolto interviste e testimonianze, convinto che una narrazione corale della storia del trauma e della resilienza dei sopravvissuti sia una cura efficace ma anche una creazione artistica da salvaguardare, un insegnamento prezioso per ognuno di noi. Le vittime diventano così protagoniste di un eccezionale percorso terapeutico e dimostrano nei fatti come ogni individuo possieda dentro di sé le risorse per il superamento di eventi tragici, ossessivamente e morbosamente mostrati dai media per essere presto dimenticati. La valorizzazione delle forze di autoguarigione proposta da Mollica richiede di cambiare atteggiamento: si deve rinunciare a dar risalto alla patologia, nella cura come nell’informazione, per mettere a fuoco e incoraggiare le strategia di sopravvivenza quali l’altruismo, il lavoro, la spiritualità, la creatività, l’umorismo e l’esercizio fisico, sempre nel rispetto della cultura e della sensibilità dei pazienti. Quella di Mollica è un’appassionata voce di speranza in una società spesso indifferente e sorda, una voce che evoca la sacralità della memoria e racconta, in modo limpido e coinvolgente, l’arte di guarire.

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