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EROS E THANATOS

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Descrizione

  • Senso, corpo e morte nel seminario XX di Jacques Lacan

Il Seminario XX di Lacan si presenta con i toni di una sfida. Se in genere la riflessione dell’analista francese è sempre stata connotata da una certa oscurità e sfuggenza, in questo caso gli intrecci, le sovrapposizioni e le suggestioni centripete sembrano davvero prendere il sopravvento e demoralizzare il lettore.

I temi che vi si dipanano sono invero molteplici e danno un primo senso al titolo del seminario  Ancora come se si trattasse di rimaneggiare per l’ennesima volta le classiche tematiche lacaniane: l’immaginario, il desiderio, l’Altro, il significante, il soggetto, l’oggetto a, il sembiante, il godimento, il reale.

Eppure c’è un elemento in più che all’improvviso sembra far da collante: la questione del rapporto sessuale e della femminilità, infatti, pare fornire quell’orizzonte in cui i nodi problematici di Lacan rimasti ancora irrisolti trovano un qualche accomodamento, superando addirittura quella che era una generica prospettiva freudiana.

È in gioco il rapporto con l’Altro con non dissimulate tonalità levinassiane o più genericamente la relazione tout court in quanto impossibile. Avviene così che attraverso questa problematizzazione: 1) la questione della morte apparentemente rimossa in Lacan, viene ad allacciarsi in modo funzionale al reale senza effetti di copertura e glissamento, e sino a innervare nella sua essenza lo stesso Eros; 2) l’accusa d’aver depulsionalizzato il mondo freudiano in vista di un privilegiamento della pura struttura astratta del significante, s’infrange in virtù d’una nuova riconsiderazione della corporeità, del godimento e soprattutto di una dimensione del linguaggio che si fa carne palpitante e che, invece di effetti, provoca semmai affetti (lalingua); 3) diviene finalmente più perspicuo l’ingresso della topologia e dei nodi borromei in un contesto di tipo analitico, laddove nel rapporto sessuale sono in effetti in gioco l’Uno, il contare, l’apertura e la chiusura di spazi; 4) emerge infine una singolare affinità con il pensiero di Derrida che ci indirizza forse con un azzardo ermeneutico verso una riconsiderazione fenomenologica di Lacan, sottraendolo quindi a quella vulgata strutturalistica che lo stesso analista francese peraltro schivava e rifuggeva.

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