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HISTORIA DI ALESSIA

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Descrizione

  • ovvero di come fuggire dalla noiosa festa della vita

L’Autrice, utilizzando lo pseudo- nimo di Alessia Pingul, descrive, in questo libro probabilmente autobiografico, le esperienze, gli amori e le riflessioni di una giovane donna che si contrappone in modo totale ad ogni aspetto del sistema vigente. Il suo disagio e la sua rabbia nei confronti di tutto ciò che oggi è considerato normale sono talmente estremi che, giudicati dal punto di vista della psicologia moderna, potrebbero essere considerati patologici.

Nonostante l’Autrice si sia trovata effettivamente ad affrontare, nel corso della sua vita, situazioni di forte disagio psichico, tuttavia non ha mai accettato di sottoporsi ad alcuna terapia.
Da questo forse scaturisce la particolarità del suo giudizio sulle cose e sugli avvenimenti, così privo di ogni comune buon senso, così rabbiosamente folle ed a volte brutale. Agli occhi di uno psicologo la sua energica rabbia potrebbe far pensare ad un sintomo del disturbo border line di personalità, quasi schizoide potrebbe anche apparire la sua sfiducia nei confronti dell’umanità, ma proprio questi tratti costituiscono la nota caratteristica più interessante di questo scritto. Esso infatti può essere considerato la testimonianza di una persona che si è posta completamente al di fuori delle regole della società civile, fino ad essere considerata quasi folle da molti suoi conoscenti e dal suo stesso medico curante. Anche nel paragone che l’Autrice propone tra la vita e una festa profondamente noiosa, si possono leggere i segni di un modo d’essere fuori dalla norma, che considera istintivamente illusorio tutto ciò a cui usualmente viene dato grande valore.

La protagonista del libro, aggirandosi all’interno della noiosa festa, cerca instancabilmente qualcosa che la possa portare fuori dalla banalità, dalla normalità convenzionale in cui tutti gli altri sembrano stare così a loro agio, ognuno interpretando il ruolo dettato dalla propria maschera.
Senza mai scendere a compromessi, Alessia inveisce con linguaggio pungente, ed a volte violento, contro ogni aspetto della civiltà moderna che lei giudica falsa, pietista, artificiale, vuota, ipocrita e, alla fine, innaturale e quindi insensata.

Scritto con sarcasmo ed a volte graffiante ironia, il libro evidenzia senza pietà il fatto che le persone che la protagonista incontra sono, dal suo forse folle punto di vista, sorrette dal nulla, tenaci portatrici di un vuoto incolmabile, nascosto uniformemente dietro a facciate di sostenitori del sistema o di ribelli allo stesso.
Sempre più annoiata dalla festa in cui si ritrova a vivere, attraversando esperienze nelle quali si illude di aver trovato la soluzione ma che velocemente si rivelano uguali a tutto il resto, la protagonista fugge non appena possibile in luoghi solitari dove potersi riprendere dal disagio che prova. E forse grazie a queste fughe che lentamente scopre che la chiave per l’uscita dalla festa non è, come aveva creduto, nella festa stessa, ma dentro di sé.

L’autrice, appartenente ad una benestante famiglia d’origine inglese, è nata in una piovosa giornata d’ottobre del 1986 in una ridente cittadina della Riviera ligure di Ponente.
Attualmente, quando non compie lunghi viaggi sopratutto nelle zone meno turistiche della Polinesia, vive in Piemonte dove ha frequentato la facoltà di lettere all’Università di Torino.
Di carattere avventuroso ed estroverso, e incoraggiata dalla famiglia, ha sin da giovanissima girovagato per il mondo, sempre alla ricerca delle più svariate esperienze, per soddisfare il suo costante desiderio di comprendere a fondo la psiche umana e le sue problematiche.
Ad un certo punto della sua vita si trovò in un periodo di crisi esistenziale durante il quale ebbe delle allucinazioni, soprattutto di tipo uditivo, degli sdoppiamenti e delle manifestazioni di personalità multipla. Il medico curante si preoccupò di ciò e la invitò a sottoporsi a terapia, ma lei appoggiata dai suoi familiari, si rifiutò sempre, affermando che erano gli altri ad essere i veri pazzi.

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