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PICATRIX DE RADIIS

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Descrizione

La summa della magia ermetica attraverso la mediazione araba

Il “Picatrix” e il “De Radiis”, benché opere proibite e circolanti in maniera occulta, rappresentano senza dubbio i testi più diffusi della magia sia teorica che cerimoniale dell’intera cultura esoterica dell’Occidente, oltre che le opere che più avevano influenzato il pensiero e i sogni dei grandi del Rinascimento.

Il “Picatrix”, attribuito a un autore arabo medievale, lo pseudo Maslama Al-Magriti, è in realtà opera di origine ermetica greco-egizia. Fu tradotto dall’arabo al latino in Spagna, fra il 1047 e il 1051.

L’opera, una esauriente summa antologica della magia antica e medievale, ebbe un posto preminente nelle biblioteche dei maggiori filosofi dell’età umanistico-rinascimentale, da Marsilio Ficino a Pico della Mirandola, da Leonardo a Filarete, da Rabelais a Campanella.

Bollata come opera empia, il Picatrix divenne ben presto il manuale satanico per eccellenza, tanto che il suo autore – inizialmente confuso con Ippocrate – venne definito “Rettore della Facoltà diabolica”. Il grande pensatore arabo Ibn Kaldum lo aveva invece definito: “il trattato di magia più completo e meglio costruito”.

Ha ispirato un romanzo di grande successo di Valerio Evangelisti: “Picatrix. La scala per l’inferno”.

Numerosi sono i manoscritti databili fra il XV e il XVII secolo. Per questa edizione, si è scelta quale copia di riferimento la trascrizione fatta a Brisighella nel 1536.

Curata da Paolo A. Rossi, docente di Storia del Pensiero Scientifico alla Università di Genova, la presente edizione rappresenta la prima traduzione in lingua italiana del testo integrale latino.

Il “De Radiis”, o Teorica delle arti magiche, di cui l’originale arabo è perduto, fu tradotto in latino nel XII secolo e divenne in Occidente – insieme al Picatrix – il più diffuso manuale di magia naturale del Medioevo. Nel De Radiis, la cui matrice ermetica e neoplatonica è indubbia, sono messi in luce non soltanto i metodi, ma anche i significati filosofici e teologici del mondo magico, nelle loro relazioni con l’astrologia.

Il suo presunto autore è il grande filosofo Al-Kindi (Bassora?, Baghdad 870 ca.), autore di 270 trattati, in gran parte andati perduti.

Trattandosi di documenti non facilmente reperibili, si è scelto di darne una prima versione integrale fruibile anche dai non addetti ai lavori ed utile ai “curiosi” di Storia del pensiero magico ed esoterico.

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