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SU QUESTO STESSO TERRENO

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Descrizione

Molti sentono il richiamo dell’Assoluto, ma pochi hanno il coraggio e la perseveranza di ascoltarlo e farlo proprio. Nata vi è riuscito.
Ingegnere, uomo “arrivato” – come si usa oggi dire – trasferitosi nel dopoguerra in Guatemala, vi aveva realizzato un’intera città e si era affermato come capo di un’azienda di successo e in continuo sviluppo. Eppure, un remoto tarlo interno lo rode: il “richiamo”. E finalmente, un giorno, dopo un periodo di sofferte lotte interiori, avviene la rottura: nulla più conta se non la ricerca della realizzazione, della liberazione del proprio “io”. Le letture e le esperienze precedenti lo conducono, quasi casualmente, a Pondicherry, nell’Ashram di Sri Aurobindo; qui egli trova la sua vera via. Trasformato il suo nome occidentale in quello di Nata (colui che si sottomette al Divino), egli perviene gradualmente – dai primi contatti con le dottrine del Maestro ai suoi frequenti incontri con Mère, veri e propri colloqui con il Divino – a quello stato di “surrender” (dono completo, incondizionato e assoluto di sé) che permette al Divino di penetrare in lui.
In questo libro, naturalmente, Nata deve limitarsi alla narrazione dei fatti; ma la realtà interiore non è traducibile in parole: l’esperienza individuale è unica e incomunicabile.
“So”, egli scrive, “che ho cominciato a vivere soltanto dopo il mio arrivo a Pondicherry, nel senso che tutti i miei atti sono permeati di coscienza: ogni atto ha un significato, uno scopo preciso, ed è interamente goduto dall’intero essere.
La mente ha una sua aspirazione e capisce, il vitale ha la sua aspirazione ed anela, il corpo fisico aspira, si muove e sa perché si muove. So perché vivo, perché sono su questa Terra”.
La sua ricerca è finita. Ma non è finita la sua lotta, la sua battaglia per la conquista del Divino. Questa sua autobiografia spirituale si ispira infatti, nel titolo, ad un autore indiano che così esorta: “Avanti, gustiamo le forze contrarie, vinciamo su questo stesso terreno, consacriamoci a questa corsa, a questa battaglia dalle cento teste…”.

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