AL TEMPO DEI GIARDINI
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Descrizione
Racconta María Belmonte, nelle prime pagine del libro, Al tempo dei giardini. Sogni, simboli e miti d’acqua (Touring Editore) di come l’idea di mettersi a scrivere sia arrivata dalla lettura di un libriccino che elencava i piaceri della vita: al primo posto, le fontane.
“Nella mia memoria affiorarono le fontane che accolgono i viandanti nei paesi, per la strada, permettendo loro di dissetarsi, rinfrescarsi il viso, il collo e le braccia e di riempire la borraccia; la fontana della mia infanzia nel parco delle anatre di Bilbao, meta di tutti i giochi e le corse in bicicletta di noi bambini; le meravigliose fontane delle piazze e delle ville rinascimentali italiane; le fontane di Roma; gli zampilli delicati e i giochi d’acqua dei giardini arabi andalusi, le monumentali fontane delle città, le cui statue celebrano le divinità acquatiche; quelle dei monasteri, con il sereno mormorio dei loro getti d’acqua, dove purificarsi prima della preghiera.“
Ecco allora che il libro passa dal mito greco (incredibile quanti vedano l’acqua come protagonista) alle Ninfe della storia romana, dalle sorgenti di Delfi agli acquedotti dell’antica Roma – che portavano in città più acqua di quanta ne avesse New York negli anni Ottanta del Novecento – ma anche i suoi gabinetti pubblici, dove esisteva addirittura un rudimentale sistema di acqua corrente. E poi il Rinascimento gaio dei giochi d’acqua e della convivialità, come quella descritta dall’umanista Claudio Tolomei: “La scorsa notte ho cenato nel quartiere di Trevi, nel giardino di Agapito Belluomo, dove ho vissuto tre piaceri uniti tra loro, come le tre Grazie, che mi hanno colmato di gioia e gaudio profondi. Il primo è stato vedere, ascoltare e assaporare quella meravigliosa acqua, così limpida e pura che sembrava davvero virginale, […] il secondo, ammirare l’ingegnosa capacità, recentemente riscoperta, di costruire fontane; e il terzo, la deliziosa e gentile compagnia di diversi gentiluomini.”
E come non parlare del trionfo del barocco, di Bernini, che si definisce amico delle acque e che con l’acqua sa stupire (la leggenda racconta che, per meravigliare un papa Innocenzo X che andava via deluso perché aveva visto il cantiere della fontana dei Quattro Fiumi ancora asciutto, Bernini fece aprire all’improvviso – e al massimo della pressione – le condutture che servivano la fontana. Il pontefice ne fu deliziato) o della fontana di Trevi, che Federico Fellini ha reso un’icona?
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