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NIETZSCHE E L’ETERNO RITORNO

8,00

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Descrizione

L’Eterno Ritorno di tutto fu una folgorante intuizione di Nietzsche, dopo un’estenuante ascensione in Engadina, nelle Alpi svizzere, in prossimità del lago di Silvaplana, dinanzi ad una roccia a forma piramidale, che il geniale filosofo tedesco definì “Roccia della Rivelazione”.
In questo libro Miguel Serrano, dimostra i nessi esistenti tra la visione della realtà nel pensiero nietzschiano, alla luce del concetto di Eterno Ritorno, ed il pensiero tradizionale dei cicli cosmici, come nella sua precedente opera “Nietzsche e la Danza di Shiva”, aveva dimostrato le affinità tra la concezione della Volontà di Potenza di Nietzsche e lo shivaismo induista.
E proprio la profondità delle radici del pensiero di Nietzsche (“L’albero che aspira a toccare con la sua chioma il cielo deve affondare le sue radici all’Inferno”), ne spiega anche la profetica attualità (“Sono un filosofo postumo. Sono destinato ad essere compreso soltanto dopo due secoli dalla miamorte”) alla luce delle più recenti acquisizioni della fisica quantistica, che hanno dissolto le nozioni di materia, spazio e tempo dominanti nell’epoca in cui visse il geniale filosofo tedesco, avvalorando le sue straordinarie intuizioni riguardo, all’Eterno Ritorno, alla possibilità di un tempo circolare, di “universi dove esistono altre leggi o nessuna legge”, alla legge di sincronicità (“i casi pieni di destino e significato”), aldilà del principio di causalità e di sequenza temporale.
Il libro tratta della dimensione magica della Vita Reale del Superuomo, in contrapposizione all’automatismo della vita comune dell’“ultimo uomo” nietzschiano, l’uomo del Kali Yuga, nel pensiero tradizionale di Miguel Serrano, che oscilla tra i due poli della magia e della scienza, che tendono in essa a svanire e a fondersi.
Esso costituisce il grato e devoto omaggio di Miguel Serrano al suo Maestro Nietzsche, che nello stesso giorno, l’ultimo della sua vita, si firmava contemporaneamente Cristo e Dioniso, perché folle, secondo il giudizio comune, o perché intuiva, con la sua “memoria del sangue”, secondo il pensiero serraniano, di essere stato entrambi, nell’Eterno Ritorno, sacrificando, per la conoscenza, la sua mente razionale e la sua stessa vita, per averle spinte oltre i limiti del loro veicolo terreno.

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