IL PROBLEMA DEL MALE NELLA FILOSOFIA DI PLATONE
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Descrizione
“L’indagine svolta nel presente libro è, essenzialmente, di storiografia filosofica. Essa si propone infatti di dimostrare l’esistenza di una dottrina platonica del male come costruzione teoretica organica e coerente […] Sul problema da noi considerato, mancava finora in Italia uno studio organico e completo.
Alla luce di queste considerazioni, si chiarisce l’intento che ci ha animati nello scrivere queste pagine: colmare – per quanto ce lo consentivano le nostre forze – una lacuna degli studi platonici in Italia e dare un contributo all’ approfondimento di un tema che ci è parso tra i più suggestivi della teoresi platonica.” A tutt’oggi questa opera rimane ineguagliata e fondamentale, la sua riedizione rinnova l’intenzione originale dell’Autore.
Montoneri esamina l’intero Corpus platonico da cui trae “i teoremi basilari e le linee di sviluppo di una organica, coerente dottrina del male”, che si colloca nella dimensione etico-psicologica della dottrina socratica del male-ignoranza, alla quale Platone riconduce ogni forma di male morale, il quale, essendo difetto di scienza, è eliminabile solo attraverso il sapere.
Il concetto socratico dell’ignoranza viene svolto in tutte le sue molteplici implicazioni teoretiche e Montoneri ne ordina le parti in modo magistrale.
Platone traspone il problema del male dall’originario piano etico-psicologico a quello metafisico. […] I termini della soluzione possono così, schematicamente, riassumersi: il male assoluto, essendo identico all’assoluto nulla, assolutamente non è; onde non è neppure conoscibile e pensabile (Politeia, 477 a). Infatti, la Diade indefinita del Grande e del Piccolo non può considerarsi come il Male in sé, quasi assoluto principio metafisico contrapposto al Bene. Essa deve considerarsi come subordinata all’Uno, da Esso procedente e inseparabile. Ciò esclude ogni interpretazione dualistica della dottrina platonica del male. Platone afferma ripetutamente che il mondo dell’Assoluto o del Divino è sommamente buono e perfetto, onde da esso è esclusa la presenza di un principio antagonista. Pertanto il male può esistere solo nel mondo empirico e mutevole degli enti finiti, quale non~essere relativo, e dunque quale accidente del Bene.
In definitiva “…la soluzione che al problema del male dà il pensiero platonico appare mirabilmente coerente e in perfetto accordo colla profonda ispirazione unitaria della sua metafisica che … non è dualistica ma monistica e gradualistica.” Questa affermazione di Montoneri rettifica tanti errori e pregiudizi sulla dottrina del Sommo Filosofo.
L’A. conclude con queste significative parole che fissano bene la natura del magistero platonico: “Tra i risultati della presente ricerca crediamo stia anche quello di aver dimostrato la centralità del problema del male nell’ambito della speculazione platonica” e “si è messa altresì in evidenza una caratteristica inconfondibile e peculiare del pensiero platonico: l’onnipresenza – in esso – della prospettiva axiologica. Fatto inevitabile del resto per una filosofia che rifiutò sempre di esaurirsi nella pura theoria e che invece volle essere in primo luogo (tra le tante altre cose), meditazione ininterrotta sui principi supremi della prassi, lo sforzo più generoso e possente per dare una risposta positiva – sul piano dello spirito – alla speranza infinita, di cui si sostanzia, immutabilmente, la travagliata umanità dell’uomo.”
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