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CANDELAIO

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Descrizione

«L’epoca in cui Bruno compone il Candelaio si iscrive tra le ultime fasi del soggiorno nel convento napoletano di San Domenico Maggiore, quando già il frate si sentiva braccato e spinto alla fuga e, dopo una breve peregrinatio italica, l’approdo a Parigi che segnerà la sua consacrazione ufficiale. Si avverte nella commedia tutta la nostalgia per la patria che ha dovuto abbandonare e l’orgoglio “per la gente sua”. […] Già Francesco De Sanctis definì la lingua del Candelaio “grossolana, un italiano abborracciato e mescolato di elementi napoletani e latini”. I due quinti della commedia sono, infatti, scritti in un latino effervescente di citazioni e termini dialettali che, se da un lato esprime l’assoluta libertà dell’Autore da forme sintattiche precostituite, costituisce un ostacolo non di poco conto alla messa in scena. Grande merito di questa “modernizzazione” del testo, che lo rende di facile e godibile lettura, è anche quello di fornire un copione ideale per la sua rappresentazione.» (dall’introduzione di Guido del Giudice)

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