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LA CENSURA NELLE DEMOCRAZIE DEL XXI SECOLO

19,90

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Descrizione

Criminalizzazione del dissenso e Inquisizione digitale

Come nel caso di tutti i libri di Enrica Perucchietti, con “La Censura nelle “Democrazie” del XXI Secolo” siamo di fronte a un lavoro esauriente, ampio, accurato, capace di analizzare il fenomeno della censura in ogni suo aspetto e variante.

Non solo. C’è una sorta di naturale continuità con i suoi lavori precedenti (“Censura. Come reagire all’Inquisizione Digitale” e “Fake News”) che fa sì che assistiamo allo svolgimento progressivo di un discorso che cresce nel tempo. Il lavoro odierno si caratterizza, tuttavia, per la sua attualità e tempestività.

Sui social network il controllo delle informazioni è sempre più stringente: post, articoli e opinioni che sfidano la narrativa dominante vengono oscurati o rimossi, mentre gli algoritmi penalizzano i contenuti ritenuti “non conformi” a certi standard, determinando una moderna forma di Inquisizione digitale.

Inchieste e casi di cronaca, dai Twitter Files all’arresto di Pavel Durov, attestano le pressioni che le Big Tech ricevono dai governi e dalle agenzie di intelligence per assecondare questa china liberticida. Il silenziamento delle voci divergenti avviene anche fuori dalla Rete, come dimostrano le derive puritane dell’ideologia woke e il fanatismo della cancel culture.

Esprimere un pensiero divergente diventa un “reato di opinione”.

Al tempo delle guerre ibride, i Giganti del web, coadiuvati dai media di massa e dai fact-checkers, sono diventati il braccio armato del Potere: questo sistema intende creare una informazione certificata, presentando come legittime solo le narrazioni conformi alla linea ufficiale, mentre tutte le forme di pensiero critico vengono etichettate come “complottismo” o disinformazione e rischiano di essere perseguite come uno “psicoreato” di orwelliana memoria.

«Mai come ora la censura occidentale è stata più opprimente e totalitaria […] La censura non è più repressiva, ma produttiva di regole che il Potere vuole imporre».
Carlo Freccero e Daniela Strumia

«Oggi i dissidenti non sono più deportati, sono condannati alla morte sociale; non vengono più fucilati, ma marginalizzati e i loro microfoni vengono tagliati per farli tacere o per rendere inudibili i loro discorsi».
Alain de Benoist

«Se vogliamo che la nostra voce conti, dobbiamo unirci in una lotta comune contro il fuoco del totalitarismo democratico, pronto a bruciare digitalmente ogni forma di dissenso e a riscrivere la Storia a proprio piacimento».

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