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L’ISTINTO DELLA CURA

17,00

Esaurito

Descrizione

  • La mia storia di accudimento e resilienza

Una storia toccante, di amore e di coraggio, che ci mostra quanto sia prezioso prendersi cura degli altri, nonostante tutto

«L’amore che affronta la malattia. Il sorriso che nasce dopo il dolore. Un libro che celebra la forza delle donne.» – Donna Moderna

Mi sono presa cura di lui come ci si prende cura dei bambini, come ci si prende cura degli anziani. Non perché è ciò che va fatto, ciò che è giusto. Ma perché è ciò che viene spontaneo. È un istinto. L’istinto della cura

In una mattina di metà luglio Monica si trova a rispondere a una telefonata che annulla tutti i suoi piani. Si sta separando dal marito e insieme ai suoi tre figli sta finalmente progettando una nuova vita quando all’improvviso le comunicano che il marito è stato ricoverato d’urgenza per un aneurisma cerebrale. La situazione appare fin da subito disperata ma Monica, nonostante la storia d’amore con Giorgio sia finita per il più classico dei tradimenti, decide di rimanere al suo fianco.

Comincia così un viaggio fuori dal tempo e fuori dalla realtà, prima nel reparto di Rianimazione di un ospedale e poi nell’Unità di Risveglio per persone in stato di coma di una clinica di riabilitazione. Monica si deve confrontare con un mondo che non conosce, con termini tecnici che mai avrebbe pensato di dover sapere, studiando e facendo ricerche per provare a comprendere lo stato reale delle cose.

E con la burocrazia e le sue mille contrarietà, dove ogni giorno c’è un problema da risolvere e una decisione da prendere. Monica fatica a spiegare agli altri come ci si sente, cosa si prova. È consapevole che Giorgio è ancora vivo, che è ancora con lei, sebbene non sappia in che forma: non reagisce agli stimoli, è un corpo abbandonato a se stesso, se prova a toccarlo l’unica reazione che ottiene è una smorfia di dolore. Nove mesi passati con l’angoscia e la paura che le stringono il cuore ogni volta che squilla il telefono.

Nove mesi per prepararsi a una morte al rallentatore, a fotogrammi, lenta ma inesorabile, che quando alla fine arriva sarà accolta con un misto di disperazione ma anche di sollievo per quel corpo tenuto in vita solo da macchinari.

Nove mesi vissuti a contatto con persone che condividono la stessa esperienza come una grande famiglia allargata dove le sconfitte o i successi sono di tutti, e dopo la quale, inevitabilmente, nulla sarà più come prima: «La mia famiglia è sopravvissuta. Siamo riusciti a trasformare in forza la nostra fragilità. Abbiamo affrontato un mare in tempesta ma non siamo andati a fondo, e oggi navighiamo su un vascello solido, pieno d’amore».

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